Wiko – World Dream Day: lo smartphone può aiutare a realizzare i propri sogni e a nutrire le ambizioni personali?

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Ogni anno, il 25 settembre, si celebra il World Dream Day. Una ricorrenza istituita per dare voce ai sogni, alle aspirazioni e ai progetti, più o meno ambiziosi, che ci spingono ogni giorno ad andare avanti.

Wikoil brand franco-cinese di telefonia, sempre attento a nuove forme di coinvolgimento della sua community, ha deciso di interpellare direttamente i suoi follower su Instagram attraverso un sondaggio che potesse dare una nuova chiave di lettura a questa particolare giornata.

Wiko ha posto ai suoi follower una semplice domanda: lo smartphone aiuta le nuove generazioni nel raggiungere i propri obiettivi? Può un oggetto di uso quotidiano come il telefonino, ormai una vera un’appendice hi-tech, avere un impatto positivo sulla realizzazione personale di idee e progetti di vita?

La risposta è sì per il 60% del campione: lo smartphone si è rivelato uno strumento più che utile nel raggiungimento di certi traguardi.

Andando nel concreto, lo smartphone rende possibili – secondo gli intervistati – alcuni obiettivi formativi e culturali. Per il 65% del campione il telefonino è stato un valido supporto per imparare una nuova lingua, mentre per il 55% è stato un prezioso alleato nella realizzazione del viaggio dei propri sogni, come quello della maturità o della laurea.

Opposto è invece il caso del “cupido tecnologico”. Per il 62% dei rispondenti lo smartphone non è stato di supporto nella ricerca dell’anima gemella.

E qual è invece l’impatto dei social? Alla domanda “vedere i sogni degli altri in evidenza sul tuo feed, ti sprona a realizzare i tuoi?”, ben il 70% del campione ha risposto positivamente. Le “vetrine” social, infatti, non necessariamente alimentano gli hater. Molti ragazzi prendono spunto da chi più ammirano, così come dai loro amici più cari, per realizzare obiettivi concreti e capire come portarli avanti.

Non c’è spazio per la rassegnazione. L’unico modo per vedere esaudito un sogno, è non arrendersi. La pensa così il 76% del campione. L’arrendevolezza, evidentemente, non appartiene alla Generazione Z.

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